La MT, presente in Istituto dal 2007, è una disciplina molto complessa nella categoria delle terapie nonfarmacologiche(NPT) e ha come finalità il benessere della persona malata; l’utilizzo dell’effetto distensivo e rasserenante della musica (in alcuni caso “terapeutico”) affonda le sue radici in tempi lontani. In alcune culture antiche, quella cinese ed indiana, musica e medicina erano tra loro collegate, ma anche in Europa ci sono vari esempi; la MT nasce e si sviluppa nel campo psichiatrico e si sposta successivamente in moltissimi altri ambiti applicativi, tra cui quello geriatrico. Due aspetti della musica sono noti a tutti: il primo è la grande influenza che può avere sul tono dell’umore, sperimentato da molti di noi, è così forte e prevedibile che in tanti la utilizzano (in casa o in auto) per ritrovare tranquillità e recuperare una dimensione meno compulsiva della vita. Il secondo è il forte potere mnestico della musica, il riascolto di un brano musicale può evocare con molta precisione un episodio della vita, ricomponendo nella nostra testa non solo le caratteristiche temporali e spaziali dell’episodio stesso, ma anche lo stato d’animo che caratterizzava quella circostanza. Intorno alla musica si ricostruisce il ricordo nella sua complessità cognitiva ma anche emozionale. Queste brevi considerazioni ci portano a riflettere sulla possibilità che la musica possa agire in maniera positiva non solo sulla persona sana, ma anche su quella malata, assumendo così un profilo genericamente terapeutico. L’estensione dell’uso della MT al campo delle demenze è legata a due motivi: il ruolo che i disturbi della memoria e del comportamento hanno nella demenza e, secondo, la prevalenza dei disturbi non cognitivi (BPSD) e la loro nota influenza negativa sulla qualità della vita del malato e del network familiare e sociale.
Le attuali applicazioni della musica e dell’elemento sonoro musicale in geriatria presentano spesso notevoli differenze, si passa da situazioni di animazione musicale, dove l’obiettivo è il benessere e la socializzazione, poi abbiamo esperienze di ascolto musicale che possono avere diverse finalità:
1) EVOCATIVE dove si cerca di sollecitare dei ricordi,…;
2) INDUTTIVE DI NESSI nelle quali si cerca di facilitare il riconoscimento di ambienti o di momenti della giornata;
3) CONTENITIVE nell’ipotesi che l’ascolto (musica classica, musica preferita, musica del cuore) possa, soprattutto nelle demenze, ridurre i disturbi comportamentali e migliori il tono dell’umore e la socializzazione.
La definizione più aggiornata di MUSICOTERAPIA in occasione dell’VIII congresso mondiale di MT (WFMT) è: “la MT è l’uso della musica e/o dei suoi elementi (suono, ritmo, melodia, armonia) per opera di un musicoterapista qualificato, in rapporto individuale o di gruppo, all’interno di un processo definito per facilitare e promuovere la comunicazione, le relazioni, l’apprendimento, la mobilitazione, l’espressione, l’organizzazione e altri obiettivi terapeutici degni di rilievo nella prospettiva di assolvere i bisogni fisici, emotivi, sociali, mentali e cognitivi. La MT si pone come scopi di sviluppare potenziali e/o riabilitare funzioni dell’individuo in modo che egli possa ottenere una migliore integrazione sul piano intra personale e/o interpersonale e, conseguentemente, una migliore qualità della vita attraverso la prevenzione, la riabilitazione e la terapia”.
Il musicoterapista
Pavan Marco